RECENSIONE:

Era il lontano 1990, era agosto, mi trovavo a Londra, fermata della metro Greenwood. Ero li in vacanza e grazie ad alcune riviste di videogame avevo individuato un negozio che vendeva giochi di importazione. Avevo puntato Actraiser già da un po, dovevo solo trovarlo.

Avevo acquistato il Nintendo Superfamicom giusto nel mese di giugno dello stesso anno. A quei tempi era difficile trovare giochi di importazione, ma ricordo che col cambio lira/sterlina mi costò anche meno di quanto l’avrei pagato in Italia. Trovare giochi giapponesi appena usciti non era semplice e la scelta dei titoli era anche più complessa. Grazie a riviste di settore come Consolle + Videogame o The Game Machine e grazie alle loro anteprime trovavi un faro nel buio. Inoltre tra una pagina e l’altra si scoprivi diverse pubblicità. Telefonavi al negozio, ne ricordo ancora uno, si chiamava Flopperia, ordinavi e aspettavi il corriere per poi pagare il contrassegno ed il gioco era tuo. Almeno cosi feci per la consolle, Super Mario World, F-zero, Pilotwing e Final Fight ma per Actraiser fu diverso.

Entrato nel negozio, vidi subito lo scaffale dei giochi per il Superfamicom, le scritte giapponesi trasmettevano un insensato richiamo e la copertina, per un tredicenne un po nerd come me, era affascinante. Era lui il mio prossimo gioco! Pagare e sorridere, già non vedevo l’ora di salire sull’aereo, tornare a casa e inserire la cartuccia per giocare subito.

Per i tempi la grafica era mozzafiato e gli effetti di rotazione degli oggetti in video bellissimi. Gli sfondi scorrevano grazie alla parallasse, impensabile per un semplice 8bit, la musica e gli effetti audio puliti e coinvolgenti.

Seppur con difficoltà, grazie ad un piccolo dizionario giapponese/italiano riuscivo anche ad interpretare alcuni ideogrammi, cosi, passo passo, ho anche finito il gioco non senza però aver fatto errori.

Il protagonista di Actraiser è The Master e Tanzra, il cattivo di turno. Quest’ultimo voleva conquistare il mondo e scaccio via The Master dalla terra. Ormai lontano, grazie al suo Sky Palace, un castello fluttuante fra le nuvole, assistito da un angioletto in perfetto stile Kid Icarus, The Master deve riconquistare la terra.

Nel gioco si alterna una fase action a scorrimento ed una di editing/controllo dei vari villaggi delle regioni che the Master deve controllare e ripulire dai demoni. La parte che più mi piaceva era proprio quella di controllo e sviluppo delle regioni della mappa di gioco. Far crescere e sviluppare ogni territorio era complesso ma allo stesso modo creativo. Era evidente il richiamo a quello stile di SimCity che di li a breve sarebbe arrivato anche sul Superfamicom.

Ripopolate tutte le terre e sconfitti i boss delle sei differenti regioni lo scontro finale è l’ultimo passo per riconquistare la terra.

Un gioco complesso ed innovativo per i tempi. Bello graficamente, difficile ma non frustrante, ottima giocabilità.

Rimpiango ancora di averlo venduto, ma ai tempi, considerato che i giochi costavano almeno 80mila lire, se ne volevi un altro dovevi essere disposto a qualche compromesso.

Oggi lo sto rigiocando grazie alla consolle Super Nintendo mini e sopratutto in inglese.

VOTO FINALE 8

Si perchè era davvero innovativo oltre ad avere una bella copertina;

Si perchè Enix è sempre stata una garanzia;

No… e perchè no?

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Alla prossima!

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